Mi capitava da bambina di osservare la mia pelle, toccarla con la punta delle dita, chiedendomi cosa fosse. Mi sentivo contenuta da questo guscio morbido senza comprendere cosa fosse. Crescendo la sensazione non è migliorata, anzi, con il passare degli anni il rapporto con il mio corpo è diventato sempre più conflittuale. Ho sperimentato il dolore, il desiderio di distaccarmene, la goffaggine dei movimenti, l’ignoranza del suo funzionamento. Finchè durante gli studi di Kinesiologia ho preso in mano il mio primo libro di anatomia. E allora ho iniziato a capire. Il primo sentimento è stata la meraviglia: dentro di me esistono tutte queste parti che funzionano senza che io debba fare nulla; il mio corpo è costruito come un’architettura delle più perfette e nessun essere umano ha contribuito a crearlo. Eccolo, il mistero della vita era lì, proprio dentro di me. Dopo la meraviglia è arrivato un sentimento che non ho mai sperimentato in nessuna chiesa, in nessun tempio, in nessun santuario: il senso del sacro. E’ stato qualcosa di improvviso, di magico e potente che ha dato risposta in un attimo a mille domande che vivevano da sempre dentro di me. Nel mio corpo ho trovato l’Universo. Leggere un libro di anatomia è stata la porta alla conoscenza del mio corpo. Sapere come sono fatta dentro, come funzionano i miei organi è stata la chiave per sentirmi, per ricordarmi ogni giorno di essere presente nel mondo. Ho riflettuto spesso sul fatto che se avessi avuto la possibilità fin da bambina di conoscermi così bene avrei avuto meno paure, avrei trovato da subito dentro di me una forza che a molti adulti rimane per sempre sconosciuta. Nessuna lezione di religione o catechismo mi ha insegnato la sacralità del mio corpo quanto studiarne le forme e le funzioni. Come è possibile amare e amarsi senza sapere chi si è o come si è fatti?