Recentemente mi è capitato di leggere su una rivista le parole “marketing olistico”. Qualche tempo dopo, leggendo un articolo ho trovato la definizione di “architettura olistica” e poi ancora “management olistico”, insomma, sta diventando tutto un po’ olistico non trovi?
Per quanto mi piaccia credere che ci stiamo aprendo ad una nuova visione del mondo, mi pare purtroppo che si faccia solo una gran confusione usando questa parola a caso.
Il termine olistico, che si è iniziato ad utilizzare dagli anni ’20 del XX secolo sta ad indicare un approccio che tiene in considerazione il totale come più importante della somma delle parti delle quali è composto un organismo.
L’approccio olistico alla salute umana esiste da sempre, non è una novità degli ultimi decenni. Basta pensare a pratiche antiche come la Medicina Tradizionale Cinese, la Cabala, lo Yoga o l’Ayurveda.
Dagli anni ’70 del XX secolo c’è stato sicuramente uno sviluppo più formale di certe discipline spinto dall’arrivo in occidente delle filosofie orientali che hanno portato le persone alla ricerca di qualcosa di più profondo che la sola soddisfazione materiale immediata.
Ma cosa significa olistico dunque se lo applichiamo
alla nostra salute e alla ricerca del benessere?
Alla base della metodologia olistica c’è prima di tutto la visione dell’essere umano concepito come un’unità di corpo, mente e spirito, inserita in un determinato ecosistema. Questo significa che quando incontri un operatore olistico vieni considerata nella tua interezza, compreso il contesto in cui vivi, le tue abitudini, la tua famiglia d’origine, la società che ti circonda.
Lo scopo delle terapie olistiche è mantenere lo stato di equilibrio del tuo organismo nel suo ambiente, quindi sì generare salute, ma partendo da un presupposto molto diverso da quello della medicina allopatica tradizionale con la quale siamo cresciuti.
L’approccio olistico infatti non si concentra solo sul sintomo o la patologia che si evidenzia, ad esempio il raffreddore, ma cerca di comprendere a fondo le motivazioni che hanno spinto il malessere a manifestarsi per poi fare sì che l’organismo, aiutato da pratiche o supporti naturali, utilizzi la sua innata capacità di recupero.
E’ quindi un approccio attivo, dove vieni stimolata a prenderti la responsabilità della tua vita e della tua salute attraverso modifiche dello stile di vita, autoconoscenza e consapevolezza.
E’ un paradigma completamente differente che passa
da metodiche di educazione individuale, familiare e sociale.
Personalmente quello che amo di più di questo approccio è il fatto che, se applicato correttamente, da potere alle persone. Certo, lo so anche io che è più facile prendersi l’antidolorifico quando hai mal di testa, dolori mestruali o ti fa male male il ginocchio. Sopprimi il dolore e riparti di slancio, come dicono nelle pubblicità vero? L’importante è continuare a lavorare/produrre/uscire/essere al top.
E’ molto più difficile fermarsi, guardarsi dentro e chiedersi:”Da dove ha origine questo dolore?”
E ancora più sfidante a volte è doversi confrontare con il fatto che non ti stai volendo bene, nutrendo adeguatamente, dormendo abbastanza. E poi ovviamente queste cose le devi modificare, mica basta solo vederle.
L’approccio olistico richiede alla persona partecipazione, voglia di guardarsi dentro e mettersi in discussione, capacità di cambiamento per costruire un modello di salute REALE e completo.
Quando segui questo modello impari a conoscere le cause profonde del tuo malessere e a modificarle anche autonomamente. Impari ad ascoltarti e rispettarti, a conoscere i rimedi migliori per prenderti cura di sé stessa. Il supporto dell’operatore olistico diventa un modo per continuare a conoscerti e migliorarti e non per spegnere i sintomi e continuare la vita di sempre con gli occhi e il naso tappati per non voler sentire niente.