Il periodo a cavallo tra i mesi di ottobre e novembre, tradizionalmente, viene dedicato a ricordare e onorare gli antenati. Questa è un’usanza che esiste da sempre e viene praticata, anche se in maniera diversa, in tutti i paesi del mondo.
I tuoi antenati sono coloro che ti hanno preceduta, quindi i tuoi genitori, zii, nonni, bisnonni e così via. In questi giorni d’autunno si ricordano e si onorano in particolare gli antenati e tutti coloro che abbiamo amato e che non ci sono più. Dalle nostre parti purtroppo questa usanza è diventata un momento di tristezza e mestizia, derivante dal fatto che nella nostra cultura oggi vediamo la morte come qualcosa di solo negativo, dimenticandoci che è un momento di passaggio e trasformazione naturalmente parte del ciclo della vita. Tendiamo a vedere solo il dolore della perdita e la fatica di lasciare andare i nostri affetti tralasciando la meraviglia della vita che continua e si rinnova.
In questo periodo dell’anno si dice che il velo che separa le due dimensioni si fa più sottile e che sia più facile comunicare con i propri antenati e sentirli di nuovo vicini. In molte culture, e nella nostra storia più antica anche se l’abbiamo dimenticata, si celebravano i defunti accendendo candele, mangiando e cantando e riempiendo di fiori freschi e secchi i cimiteri. Non c’era tristezza in questa maniera di ricordare, prevaleva la gioia di rievocare le persone che non ci sono più.
Ancora oggi si visitano i cimiteri, si ripuliscono le tombe e si portano i fiori, ma c’è tutta un’altra atmosfera e comunque lo fanno prevalentemente gli anziani o le persone che hanno perso qualcuno da poco. Mettersi a bere vino e a cantare in un cimitero sarebbe un fatto veramente bizarro e considerato di cattivo gusto. Ma forse è anche per questo che le persone più giovani si sono allontanate da questa tradizione.
Tra le cose che ho notato in questi anni grazie al mio lavoro c’è proprio il fatto che stiamo tendendo a dimenticarci sempre di più di onorare gli antenati e di conoscere la storia delle nostre famiglie.
Chi erano e da dove venivano i nostri antenati?
Che tipo di vita hanno vissuto? Che lavori facevano?
Non avere queste informazioni e non tramandarle a chi verrà dopo crea dentro di noi un vuoto e un senso di ingratitudine che spesso si trasforma in una montagna di magagne da sistemare poi a livello sia emotivo che energetico-spirituale.
La prima cosa che puoi fare riguardo alla tua famiglia d’origine e ai tuoi antenati è dire loro un bel grazie!
Se ti stai chiedendo il perchè, bè è molto molto semplice: è grazie a loro se tu sei qui.
Che siano stati ottimi familiari, mediocri o un fallimento totale comunque si sono messi a disposizione della biologia della vita e ti hanno fatta arrivare qui. Perciò ringraziali.
Osserva chi sono. Scopri le loro storie. Approfitta dei pranzi e delle cene per chiedere ai vivi della loro infanzia, della loro vita passata, dei vostri comuni antenati. Ti stupirai di quante storie hanno da raccontare e di quante risposte puoi trovare nascoste tra le pieghe delle loro vite.
La loro storia è anche la tua e tramandarla è un fatto prezioso
Trovate insieme un modo per onorare chi non c’è più. Sfogliate insieme gli album fotografici, osservate i volti di chi non è più con voi e ricordateli. E’ attraverso i vostri ricordi e le vostre parole che essi continuano a vivere. Le persone non muoiono mai per davvero. Lasciano il corpo sì, ma continuano a vivere in chi rimane, in un ciclo eterno di amore e biologia.